Papozze:Giovedì
8 novembre ore 21.00
Presentazione
del libro IL PARTIGIANO FRANCO
La
nipote Anna Maria Catano racconta la vita
di
un partigiano scomparso nel nulla nel 1944. Presenta Alessandra
Capato
La
vicenda di Franco Passarella è una storia triste, dolorosa,
apparentemente insensata. Di famiglia antifascista, nasce a Venezia
il 25 ottobre del 1925. Il padre, Ottorino è giornalista del Il
Gazzettino ma nel 1939 viene licenziato per non aver aderito al
Fascismo. Trasferitosi a Brescia, trova lavoro sempre come
giornalista presso il Popolo di Brescia da cui viene cacciato nel
1944 per non aver giurato fedeltà alla R.S.I. Amico di Ferruccio
Parri, nel dopoguerra sarà suo stretto collaboratore. La madre
Carolina, insegnante, conoscerà il carcere mentre l’altra figlia,
Laura, sarà staffetta partigiana.
Il
figlio Franco, liceale dell’Arnaldo da Brescia, seguendo le orme
familiari e cresciuto nell’oratorio Santa Maria della Pace dei
padri filippini insieme ad altri liceali bresciani che si defeniscono
“ribelli per amore”, a 19 anni non ancora compiuti, superato
brillantemente l’esame di maturità, decide di salire in montagna
e partecipare alla Resistenza aderendo alle Fiamme verdi di Giustizia
e Libertà. E’ il 19 giugno del 1944 e, dal momento in cui saluta
la madre e la sorella, di Franco non si sa più nulla. Invano la
famiglia, dopo il 25 aprile ne aspetta il ritorno. Scattano le
ricerche, viene trovato il corpo semisepolto, o meglio ciò che
resta del corpo oltraggiato dagli animali perché nessuno si era
preso la briga di dargli almeno una dignitosa, se non cristiana,
sepoltura. Si celebrano i solenni funerali nel duomo di Brescia e
vien posta una lapide: “La
ferocia fascista lo colse” .
Ma
non furono, i fascisti, nemmeno i repubblichini e neppure il fuoco
amico.
Soltanto
nel 2013, lo storico Mimmo Franzinelli che non può certo essere
accusato di simpatie di Destra, riuscì a recuperare i pochi
documenti ancora rimasti, a raccogliere le ultime voci dei testimoni
e a recuperare la verità. Franco nell’indifferenza generale e
abbandonato da tutti era stato brutalmente assassinato il 25 giugno
del 1944 da quattro partigiani, o sedicenti tali, che portavano il
fazzoletto verde come lui. Una storia orribile che fa star male.
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