ADRIA, 22 Febbraio 2023
Il gas che verrà estratto nel nostro territorio andrà a rispondere per meno del 2% del fabbisogno annuo, un elemento che va in direzione opposta agli impegni presi con l’Unione Europea nel limitare le emissioni di CO2, entro il 2050, -esordisce il Sindaco di Adria Omar Barbierato- e non sarà certo quel 2% a garantire “uno zoccolo di indipendenza energetica con cui affrontare la transizione green al nostro paese”, come ha dichiarato al Sole 24ore un amministratore delegato di uno dei più grandi costruttori di impianti offshore.
Il nostro territorio sta già contribuendo alla fornitura del gas, vista la presenza del rigassificatore al largo della costa Polesana e prima di quello con la centrale ENEL di Polesine Camerini – ha dichiarato il primo cittadino nei due incontri pubblici del 9 e 18 febbraio alla casa delle associazioni ad Adria. Incontri organizzati da più forze politiche e dai comitati per l'ambiente
L’altro elemento per cui ci opponiamo alle trivellazioni è un motivo storico, è per lo stato dell’arte del nostro territorio. Basti pensare alle punte di subsidenza che si registrano nel nostro delta, due metri sotto al livello del mare fino ad arrivare a 4 metri.
Una situazione per la quale noi cittadini Polesani paghiamo una quota parte di spese ai consorzi di Bonifica per il funzionamento delle idrovore che vengono azionate per mantenere asciutto il territorio dove viviamo, anche quando non piove.
Vivere in un territorio al di sotto del livello del mare significa assistere all’erosione delle spiagge, agli effetti della crisi climatica e del cuneo salino che abbinato alla forte siccità di questa estate, ha fatto registrare una risalita dell’acqua salata senza precedenti, una trentina di chilometri,(dal mare fino alla città che rappresento), con conseguenti danni ingenti all’agricoltura.
Abbiamo un esempio di un pozzo di estrazione denominato “Angela Angelina”-dati alla mano esposti in un incontro pubblico qui ad Adria e citato nell’appello di Italia Nostra indirizzato al Parlamento e al Governo italiani perché, in sede di conversione in legge del cd.
"D.L. Aiuti Quater", venga abrogata la disposizione cd. "salva trivelle" contenuta nell'art. 4,puntualizza il Sindaco Barbierato- dove gli studi preparati dalla ditta che ha estratto il metano dal sottosuolo, dovevano causare un abbassamento di un certo numero di centimetri e siamo invece arrivati oltre al metro di terreno abbassato.
Un calcolo elaborato sui modelli matematici, sui quali possiamo discutere e concludere che i modelli non sono mai precisi perché esiste il margine di misura.
Ma da pochi centimetri al metro di abbassamento reale, l’errore non è indifferente –sottolinea il sindaco di Adria-.
Altri dati alla mano vengono forniti dagli ingegneri dei consorzi di Bonifica Adige Po e Delta Po, per dimostrare l’abbassamento del terreno e per il quale invitiamo i rappresentanti del governo a constatare di persona, venendo a visitare il delta del Po Veneto”.
Il primo cittadino della città etrusca entra poi nel merito del PITESAI ”Con le ultime decisioni del governo va in deroga il Pitesai, il piano regolatore delle estrazioni, il quale prevede che le estrazioni debbano essere effettuate dopo le 9 miglia e non più 12 miglia, limitando ulteriormente gli spazi dove possono pescare chi vive lavorando con il settore ittico.
Pescatori che devono fare i conti con le zone protette e quindi interdette alla pesca(aree Sic, vicinanze del rigassificatore di Porto Levante ecc.).Ma il Pitesai-aggiunge Barbierato- dice pure che si può trivellare in terra ferma all’altezza del comune di Villadose.
Quello che fa ulteriormente riflettere è la scelta di trivellare dal 45esimo parallelo in giù, escludendo Venezia e Trieste guarda caso, decisione che porta a pensare alla loro esclusione per il peso economico che hanno come città nell’economia del nostro paese rispetto al Polesine. Questo per dire che le trivellazioni sono pericolose sia per noi che per Venezia e Trieste”.
Il Sindaco di Adria conclude ricordando “Le nove comunità che formano l’ente parco del Delta del Po si sono unite in un ricorso al Tar del Lazio, insieme alla provincia di Rovigo, contro il decreto ministeriale di valutazione d’impatto ambientale positivo per la piattaforma Teodorico, analogamente hanno presentato il ricorso Legambiente, Greenpeace e WWF.
Non ci sono comitati Nimby qui nel delta- incalza il sindaco Barbierato che afferma-
La maggioranza dei comuni del Polesine ha replicato un ordine del giorno presentato in consiglio comunale a Porto Tolle contro le trivelle.
Un documento che abbiamo portato in prefettura prima di Natale, per chiedere al prefetto, quale organo del governo, che trasmettesse l’ordine del giorno approvato dai vari comuni e la richiesta di confrontarci con il governo. Ad oggi non abbiamo avuto alcuna risposta.
A breve saremo in prima fila alle manifestazioni che verranno organizzate nel territorio, per dire No a nuove Trivellazioni in Polesine”.
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