Nel 2013 si fece una grande manifestazione dal titolo “ABBRACCIAMO L’OSPEDALE” nella quale,
per difendere dalle possibili ricadute dell’allora PSSR sulla sanità rodigina, difendemmo il valore di Hub dell’Ospedale di Rovigo e le alte specialità presenti.
Nel 2018, fu il momento di “ABBRACCIARE L’OSPEDALE DI ADRIA” dove il rischio impoverimento era concreto e tangibile, come poi visto negli anni successivi. Siamo davanti ad un momento storico dove si discute di sanità del territorio col DM 77 e il PNRR e di Sociale con gli ATS, ma nello stesso tempo il nostro territorio è fortemente in difficoltà nella medicina di base per l’assenza di MMG e la scopertura importante di zone, non vi sono previsioni su investimenti necessari al personale che permetta l’attivazione delle strutture quali le Case della Comunità e tutto il sistema residenziale pubblico del socio-sanitario rischia il fallimento, IPAB in primis (basti pensare al tema IRAS).
Difronte a questo, a dir poco, complicato futuro sulla riprogrammazione della sanità, noi vi arriviamo
con il fiato corto anche con le strutture ospedaliere, con il concreto rischio che vada in default la stessa capacità di assicurare il diritto alla salute.
Le strutture Ospedaliere, già fortemente falcidiate dalle scelte programmatorie regionali di questi
ultimi 15 anni, ora si trovano in estrema difficoltà per la mancanza di professionisti. Tra le tante situazioni, l’ultima emergenza e data dalla concreta possibilità di chiusura della SOC di Malattie Infettive.
Non ci sono più abbastanza medici che permettano di tener aperto il servizio.
Ma, come un iceberg, questa è la punta di un problema sommerso molto più grave. Carenza in
Ginecologia con soli 4 medici nella struttura di Rovigo, organico dimezzato nella Radiologia, Pronto Soccorsi che funzionano solo attraverso il ricorso a gettonisti e cooperative, reparti internistici in grossa difficoltà, Diabetologia con soli 4 medici, uno dei quali in uscita, Servizio di Anestesia che arranca con Adria rimasta con solo tre strutturati e tante altre situazioni che costringono ogni giorno ad azioni di riorganizzazione che poggiano su migliaia di ore straordinarie e riduzione dei servizi erogati al cittadino.
Il costante ricorso ai gettoni, ed ora ancora alle cooperative dopo l’allargamento di applicabilità dato dalla Legge appena varata, è una soluzione estrema che tampona e cerca di evitare la chiusura di interi reparti e servizi, ma non basta.
In tutto il Veneto, a breve anche a Rovigo, è partita una raccolta firme per una petizione da fare alla
Regione sul grave tema organici, ma, nella nostra provincia il tema va ben oltre per la gravità estrema
raggiunta. La continua pressione delle Parti Sociali sulla Direzione, con costanti momenti di confronto, in alcuni casi anche aspro pur di raggiungere soluzioni e risposte, ormai rischia di essere limitato nei risultati.
L’emergenza impone un cambio di passo da parte di tutta la politica e le forze sociali di questo territorio. Come CGIL chiediamo l’immediata apertura di un tavolo di crisi che coinvolga tutte le forze, l’ULSS e le istituzioni, in primis la Conferenza dei Sindaci il quale ruolo non può essere limitato alla valutazione del lavoro svolto dal DG sull’integrazione socio sanitarie e alla ratifica dei Piani di Zona. Ci vogliono azioni urgenti che permettano di superare l’emergenza, e di riprogrammare la sanità di questo territorio per dare una risposta concreta e scongiurare l’inevitabile fallimento e desertificazione dei servizi sanitari.
Rovigo, 09 giugno 2023
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