“Se fossero state finite quelle opere di scavo iniziate due anni fa nella Sacca di
Scardovari ora il nostro comparto non starebbe subendo questa moria di cozze.
“Le cozze non ce la fanno più ed hanno cominciato a morire.
Purtroppo nella Sacca di Scardovari è ha preso il via quel fenomeno di anossia, ossia mancanza di ossigeno, che porta alla morte del prodotto.
Una moria che è dovuta a quegli interventi di vivificazione che si sarebbero dovuti fare, che sono programmati, che sono partiti per poi essere fermati e di cui ancora non vediamo la fine”.
A parlare è Luigino Marchesini, presidente del Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine
Organizzazione Produttori che a neanche un mese di distanza dall’ultimo grido di allarme del
comparto torna sul tema parlando di “una morte annunciata. Era chiaro che la storia sarebbe andata a finire così, viste le condizioni delle nostre lagune nelle quali manca quasi totalmente il ricircolo dell’acqua, e quindi di ossigenazione, a causa dei canali interrati.
Se a questo aggiungiamo il proliferare delle macro-alghe, il caldo anomalo delle ultime settimane, la carenza di piogge e l’aumento della salinità era cosa certa che sarebbe andata così.
Eppure sarebbero bastati quegli scavi per darci un po’ di respiro”.
Il fenomeno dell’anossia, nota anche come “acqua bianca” indica quella condizione di carenza di ossigeno disciolto nelle acque di fondo che si instaura come conseguenza del consumo di ossigeno a seguito della decomposizione della sostanza organica da parte dei batteri.
Una situazione questa che va a pesare anche sui futuri raccolti come sottolinea il Presidente:
“Abbiamo inviato una lettera alla Regione ed alle Associazioni di categoria per denunciare cosa sta accadendo nei nostri specchi acquei. Avevamo più volte denunciato come la circolazione ed il ricambio idrico fosse insufficiente in laguna a causa degli inadeguati interventi idraulici svolti in questi ultimi anni.
Una situazione che non riguarda solo la Sacca, ma che si sta estendendo anche ad altre zone e che sta compromettendo l’attività dei nostri pescatori. Tra l’altro in questo modo si sta mettendo a rischio anche la produzione di cozza del 2023 perché, se non partiranno quei lavori promessi in Commissione lagune per metà agosto-primi di settembre, qua si rischia di perdere davvero tutto”.
Ad analizzare la situazione insieme a Marchesini ci sono anche Paolo Mancin, presidente della Cooperativa Pescatori Delta Padano e del Consorzio Tutela Cozza Dop di Scardovari e Gianbruno Colacicco, vice-presidente della Cooperativa Pescatori Po.
“È ora di smetterla con quel malcostume tutto italiano di rincorrere le emergenze per intervenire, dato che farlo significa far scomparire quello che i nostri padri hanno costruito nel tempo.
Annualmente ci troviamo a dire le stesse cose e non siamo ascoltati. Ci sono progettualità pronte a partire che sono ferme da anni. Siamo stanchi di promesse, di risposte vaghe a mezzo stampa da parte degli esponenti della Regione.
Il dato di fatto è che qui una decina di pescatori hanno perso totalmente il loro prodotto, chi risponderà di questo? - dichiara Mancin che continua -. Ricordiamo tutti come nel 2019 a seguito di quel straordinario evento meteo-marino furono i pescatori per primi a rimboccarsi le maniche per ricostruire le proprie cavane.
Gli aiuti promessi arrivaronoa destinazione più di due anni dopo. Abbiamo marchi riconosciuti in tutti il mondo, abbiamo investito in piani di promozione, quest’anno non siamo riusciti a soddisfare la richiesta del mercato di Cozza Dop facendo una figuraccia, perché? Perché senza la vivificazione abbiamo avuto un calo impressionante di produzione ed ora è intervenuta anche questa moria”.
“Da tempo come categoria avevamo annunciato lo Stato di agitazione, queste condizioni sfavorevoli derivanti anche da una mancata tempestività di interventi rende ancora più critica la nostra situazione – specifica Colacicco -. Si tratta di un’annosa questione che riguarda le aree date in concessione al Consorzio che per mera burocrazia vede i lavori procedere a stralci, quando vi sarebbe la necessità concreta di agire in maniera continuativa per non vedere diventare nullo l’effetto migliorativo che si voleva raggiungere.
La nostra Azienda non si è mai tirata indietro da un’eventuale partecipazione con risorse economiche proprie. Lo abbiamo fatto in passato e siamo tutt’ora disponibili, auspichiamo che quanto prima sia convocato un Tavolo concertativo a cui siano presenti tutte le parti interessate per trovare la formula che permetta di accorciare i tempi di realizzazione.
Abbiamo bisogno di intervenire quanto prima con una vivificazione che sia significativa ed efficiente: serve il ripristino dei canali sublagunari, gli scavi delle bocche.
Non si può e non si deve più procedere secondo il criterio della ‘somma urgenza’: serve una
programmazione, i progetti ci sono, discutiamone e risolviamo questa situazione che ci sta
mettendo in ginocchio”.
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