lunedì 19 febbraio 2018

SEI SUORE DI CLAUSURA ABBANDONANO LA VESTE (MA NON I VOTI) E LASCIANO IL MONASTERO DI PORTO VIRO

Sono uscite così, coperte solo da vestaglie laiche, dal monastero delle Clarisse Adoratrici del Cuore Immacolato di Maria a Porto Viro, che per anni è stato la loro casa di clausura. Sono le sei ex monache, tra cui due già in pensione e una sorella disabile in attesa di accompagnamento, intenzionate a cominciare una nuova vita lontane dal clamore che ha circondato il convento, dopo la controversa vicenda che le ha viste protagoniste assieme alla precedente abbadessa, suor Giuliana Ravagnan: una storia che assume contorni inerenti alla cronaca nazionale, investendo il crack della Banca Popolare di Vicenza, e pure accuse per niente velate che la religiosa ha scagliato nei confronti dei gerenti della Diocesi di Chioggia, da cui la comunità portovirese dipende.

Le sei suore, accolte dai parenti all'uscita dalla struttura sacra, si sono dirette nella nuova ubicazione -un immobile privato a Villadose- curata secondo le loro precise richieste (e ricavando anche una stanza al pian terreno per la consorella in difficoltà fisiche), dove sono entrate alle ore 15 di oggi, pur mantenendo i voti monacali. Salvi ulteriori strascichi, termina apparentemente (con un fatto assai raro negli ambienti della clausura) la lunga vicissitudine che non ha incontrato il favore dei fedeli, dispiaciutissimi dell'epilogo dopo non aver accolto bene l'insanabile dissidio interno alla realtà ecclesiale: resta ora da sanare il disorientamento dei credenti, al di là delle questioni amministrative e gerarchiche che hanno portato alla frattura. Ma ciò che più preme ai cattolici del luogo è che il monastero, istituito nel 1952 e inaugurato dall'allora vescovo Piasentini, non abbia a chiudere i battenti e anzi continui ad offrire i propri servizi spirituali e l'aiuto mai fatto mancare agli ultimi della terra.

l'ambulanza fuori dal monastero per soccorrere la suora malata

Cosa è accaduto, nel tempo e in particolare dallo scorso autunno, per arrivare alla risoluzione odierna? Secondo fonti accreditate, l'origine del caos è da attribuirsi a una trasmissione di Rai Tre, “Report”, che nell'ambito della crisi della Banca Popolare di Vicenza aveva rinvenuto una serie di costanti bonifici a favore del monastero (prima 10 milioni di lire mensili, poi 10mila euro) da parte del presidente Gianni Zonin, fratello di suor Carla che appunto vive in clausura nel consesso portovirese. Tra le ipotesi, anche quella che il fondo da cui veniva prelevato il denaro facesse parte del patrimonio sottratto alla disponibilità dei tanti truffati dall'istituto di credito. Al che, il vescovo di Chioggia Adriano Tessarollo avrebbe chiesto all'allora abbadessa, suor Giuliana, di poter visionare i conti del monastero, ricevendo in risposta un rifiuto dal momento che le Clarisse dipendono e riferiscono solo alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, con sede in Vaticano.

Gianni Zonin: la sorella suor Carla è monaca clarissa di clausura al monastero di Porto Viro

Ma siccome – scrive lo stesso monsignor Tessarollo il 2 febbraio scorso sul settimanale diocesano La Nuova Scintilla - “ogni Istituzione è regolarmente soggetta a ordinarie verifiche da parte dell’Autorità Pontificia per garantire il suo retto cammino, la qualità della vita spirituale e la libertà stessa dei membri”, le verifiche delle due Commissarie Visitatrici venute da Roma “hanno fatto ritenere necessario di chiedere alla Abbadessa, in carica da diversi mandati, di passare la mano della guida della comunità ad una sorella inviata da un altro monastero, assieme ad una giovane monaca incaricata della formazione”.
A questo punto, con il monastero commissariato e suor Giuliana esautorata, il clima interno al convento era diventato difficile. Le consorelle si sono divise fra chi approvava il cambio imposto dall'alto e coloro le quali sostenevano la bontà della vigente gestione. Dopo un periodo iniziale durante il quale tutte e quattordici le monache avevano manifestato l'intenzione di uscire allo scoperto e abbandonare la clausura, alla fine in sei “irriducibili” -verosimilmente prese di mira e messe all'angolo per non aver sottostato alla linea delle Visitatrici- sono rimaste dello stesso parere e sono appunto uscite solo oggi dalla vita contemplativa per cominciare a praticare una esistenza del tutto inedita per loro.

suor Emanuela Maria Talassi, maestra di formazione per le clarisse di Porto Viro

Nel frattempo, la relazione delle Commissarie Visitatrici è conservata in Vaticano senza la possibilità di un accesso agli atti; suor Giuliana si era già estromessa da settimane e continua ad affermare di non aver mai visto quelle somme arrivare da Vicenza, semmai il padre di Gianni e Carla Zonin aveva donato 50mila euro alla sua morte, in maniera trasparente. D'altronde al monastero è risaputo che di offerte dal territorio per il bene dei poveri ne sono sempre arrivate molte, e magari a qualcuno -più o meno all'interno del clero- può aver dato fastidio una carità ritenuta “esagerata” verso l'esterno.

la nuova residenza delle sei monache a Villadose

Com'è inevitabile che sia, in queste ore e giorni si rincorrono parole e azioni da una parte e dall'altra della causa: c'è chi afferma, tra l'altro, che le Commissarie obbligassero le suore a firmare che la propria pensione sarebbe stata riscossa dalle Visitatrici stesse. Spunta una lettera delle sei neo-laiche, scritta ma mai inviata al Santo Padre, che recita in questo modo: «Vorremmo continuare a vivere in povertà e preghiera, meditazione e opere di bene nei confronti degli “ultimi degli ultimi”. Da circa tre anni siamo prese di mira e sottoposte a interrogatori, sospetti, angherie e cattiverie gratuite da parte dei mezzi di comunicazione e soprattutto del corpo religioso, da cui abbiamo ricevuto la più scottante, umiliante e sgradita sorpresa. Siamo state abbandonate anche dai benefattori». Ma il Vaticano ha inibito suor Giuliana di creare una nuova comunità, e intanto le sei (che vivono di poco o niente, facendo molta misericordia ai bisognosi) collaborano alle opere per la nuova destinazione e, avendo bisogno di tutto, accettano benevolmente qualsiasi aiuto verso la vita autonoma, anche dalle località limitrofe.

Quanto alla sorte di suor Giuliana, l'abbadessa non ha mai parlato negli anni scorsi, sperando di risolvere le cose nella tranquillità diocesana. Ma tra le ipotesi di un suo internamento per costringerla allo stato laicale e la previsione del futuro eterno con l'acquisto delle tombe per tutte le suore -una quindicina- nel cimitero di Porto Viro, restano le “accuse” relative ai fondi: le religiose continuano a sostenere che quel denaro non fu donato, ma si tratta di un libretto di risparmio continuamente alimentato da casa Zonin. Eppure quella che fu la responsabile del convitto non adopera mezzi termini, in una lettera manoscritta inviata alle alte gerarchie vaticane: «Fui chiamata a una rifondazione», ricorda suor Giuliana Ravagnan. «In tutti questi anni ho sempre sofferto una nascosta e terribile persecuzione, ora resa manifesta con conseguenze distruttive. Grave e manifesta l'ostilità dei vescovi Magarotto, Daniel e Tessarollo, trasmessa al provinciale Favretto che mi ha insultata: anche se ora, mentendo, dice di avermi sempre difesa». Particolarmente dura, l'ex abbadessa, verso il presule che regge le sorti della Diocesi clodiense: «Le calunnie del provinciale sono congiunte a quelle del vescovo Tessarollo, che voleva vedere i nostri conti, ma mi sono rifiutata in obbedienza allo Statuto che prescrive di farli vedere solo all'Ordinario. Il vescovo mi ha dichiarato guerra a mezzo stampa».
Continua il racconto su carta intestata del monastero: «Il 22 settembre scorso le Visitatrici dissero che la comunità era splendida, interessata a vivere il Vangelo, la fraternità e la povertà, aiutando i poveri secondo le indicazioni di papa Francesco. Le stesse visitatrici assicurarono che tutto era regolare, che dovevo ringraziare il signore per essere stata liberata dalle false accuse e che avrei ottenuto una revisione del comodato e una maggior protezione del monastero». Di colpo, la doccia fredda: «Ma arrivò – prosegue il testo redatto da suor Giuliana - l'improvvisa e inaspettata notizia del decreto di nomina di una nuova commissaria pontificia, suor Chiara Ivana Assolini, e una maestra di formazione, suor Emanuela Maria Talassi. Un decreto terribile e ingiusto, con grave sentenza di formazione insufficiente della comunità e destituzione della madre abbadessa. Questo ci fa sentire il monastero non più come la casa del Signore, ma in una prigione, dove la pace non c'è più».

La fuga di notizie e l'inquietudine della comunità portovirese non potevano non incontrare una presa di posizione pubblica e ufficiale del vescovo Tessarollo, che a La Nuova Scintilla del 2 febbraio riporta la sua versione dei fatti: «La non accettazione del provvedimento verso l'abbadessa ha creato disagio, e ha indotto la Congregazione a chiederle di lasciare il monastero per un’altra residenza. Anche questo secondo provvedimento non è stato accolto, anzi vi è stato opposto ricorso. Il provvedimento della Congregazione è stato quindi riconfermato dallo stesso Papa Francesco. Dispiace che anziché obbedire alla Chiesa si preferisca seguire le indicazioni di qualche persona esterna alla Comunità: a noi tutti non resta che pregare per un ripensamento di queste monache, incoraggiando le altre, e sono la maggioranza, a perseverare nell’obbedienza e nella vita monastica».
Ma ormai è troppo tardi per una ricomposizione in seno alle Clarisse Adoratrici del Cuore Immacolato di Maria: oggi il fatto è compiuto, e al netto dei riscontri giudiziali riguardo le singole responsabilità e i conti del convento, quest'ultimo resta praticamente dimezzato nell'organico. Anche se – sottolinea il settimanale diocesano - “almeno per ora non esiste alcuna prospettiva che l’autorità pontificia da cui il monastero dipende, e cioè la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, giunga alla sua chiusura definitiva. Di fatto, in esso vive una Comunità di monache ben disponibili a camminare nella Chiesa”.

4 commenti:

  1. Conosco da tempo le Suore del Monastero di Porto Viro. Da loro ho avuto sostegno e anche alcuni volumi straordinari.
    Una Comunità fantastica sotto ogni punto di vista : preghiamo per loro e....anche ...per chi le sta perseguitando, purtroppo!

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  2. Come stanno facendo per più monasteri! Stesse modalità, stessa violenza, stessa ''misericordia'', al di là di torti o ragioni. I loro crack finanziari ....no, di quelli bisogna tacere...solo i soldi dei monasteri...per sanare le loro xdite...dei francescani!

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  3. È possibile sapere un modo x contattarle e dare loro una mano? Indirizzo, magari un telefono. Qualsiasi cosa.

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  4. Bellissima la preghiera"Affidamento del trionfo della Santa Eucaristia a Maria Madre e Regina"

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