Leggiamo sulla stampa l’allarme del dottor Avanzi in merito alla tartassata delle bollette, che di fatto rappresenta il colpo di grazia a strutture ormai agonizzanti.
C’è chi lancia la proposta della riduzione delle tasse, o chi chiede l’aumento degli investimenti, proposte che da tempo si alternano su documenti e stampa, e sulle quali la Regione spesso fa finta di nulla, come nel caso della lettera firmata dai Sindaci del Polesine per i costi COVID del 2020 di cui non si è saputo più nulla, e altre volte proclama aumenti milionari, ma di fatto le strutture pubbliche sono alla canna del gas e le private tagliano quel poco che è rimasto come la struttura di Villadose che ha modificato in pejus il contratto al pulimento e cucine.
Come CGIL di Rovigo, attraverso il ruolo regionale, le necessarie riforme ed investimenti li abbiamo proposti e chiesti da anni, ora però il tema è cosa fare nella nostra provincia.
Ci lascia perplessi l’invito di Avanzi a mettersi insieme, sia perché da mesi chiediamo di sederci ad un tavolo tra tutte le parti pubbliche per affrontare insieme la grave situazione, richiesta spesso snobbata o trattata superficialmente, sia perché lo stesso Avanzi, quale Coordinatore delle Direzioni delle strutture provinciali, doveva essere promotore di proposte da esaminare con le amministrazioni delle strutture pubbliche e i Sindaci di riferimento, cosa decisa all’ultimo tavolo prefettizio prima di Natale, mai presentate o discusse.
Bisogna mettersi insieme? Non è solo auspicabile ma diventa l’unica proposta reale e fattiva che può diventare utile alla nostra provincia. Ma bisogna avere il coraggio e la lungimiranza politica, amministrativa e delle parti sociali per riuscire a farlo.
Ci sarà qualcuno che, con senso campanilistico dirà che si perde la specificità delle singole strutture, verrà meno il ruolo della singola amministrazione comunale e che comunque i risultati saranno risibili.
Rispondiamo con molta semplicità quali potrebbero essere i risultati positivi di una possibile soluzione che metta le strutture pubbliche insieme. Per iniziare una riduzione dei ruoli dirigenziali e delle nomine politiche nei CdA, cosa non certo importante, ma che comunque un risparmio lo porta. Un apparato amministrativo più efficiente evitando di avere carenze strutturali che obbligano all’utilizzo di pensionati come ad esempio all’IRAS.
Utilizzo aggregato del sistema informatico per una più importante messa in rete di servizi e di gestione. Un’unica gestione negli istituti che afferiscono al personale quali i concorsi, la formazione, approvvigionamento di personale in convenzione, partita Iva e/o agenzie, evitando il mercato insostenibile che si è costruito sugli infermieri.
Una gestione unica degli acquisti e degli appalti sui bene e sui servizi, evitando massimo ribasso e puntando alla qualità del servizio e del lavoro, con riduzione dei costi sui grandi numeri.
Messa in rete dei servizi, non solo socio sanitari, ma anche sociali, diventando punto di gestione per i singoli comuni evitando lo spezzatino degli appalti che ora sono la normalità per questa provincia.
Ma soprattutto diventare un grande soggetto pubblico sul territorio in un momento dove la sanità pubblica langue, il Governo col PNRR sta investendo milioni su infrastrutture territoriali e il privato è pronto a gestirne i servizi determinando un’involuzione della sanità costruita negli anni ’60 e che ha fatto del Veneto, attraverso l’integrazione sacio sanitaria, un’eccellenza anche a livello internazionale.
Per inciso, visto che il CSA di Adria ci accusa di non fare proposte, quanto sopra riguarda anche loro, visto che l’unica scelta possibile sembra sempre essere il tagliare sul personale.
Ora però le parole stanno a zero, ci vogliono i fatti e il tavolo costruito con tanta fatica in Prefettura può diventare centrale se veramente le Direzioni, in primis Avanzi, i CdA e i Sindaci vogliono salvare le strutture pubbliche del nostro territorio, i Lavoratori la loro parte la stanno facendo e continuano a farla.
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