il Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee, documento in cui il Governo individua le aree dove riprendere l’attività di estrazione di idrocarburi.
“Se con la moratoria del 2019 il Polesine aveva tirato un sospiro di sollievo questa notizia rappresenta per noi Polesani una notizia difficile da digerire.
La nostra situazione è estremamente preoccupante perché il nostro è un territorio già segnato dalle conseguenze che possono generarsi a fronte delle estrazioni di gas: è, infatti, scientificamente provato come vi sia una stretta correlazione fra l’attività estrattiva e l’abbassamento del suolo, amplificando il fenomeno della subsidenza; basti pensare che, già oggi, alcune zone del territorio in cui viviamo si trovano a 4 metri sotto il livello del mare”.
La nostra situazione è estremamente preoccupante perché il nostro è un territorio già segnato dalle conseguenze che possono generarsi a fronte delle estrazioni di gas: è, infatti, scientificamente provato come vi sia una stretta correlazione fra l’attività estrattiva e l’abbassamento del suolo, amplificando il fenomeno della subsidenza; basti pensare che, già oggi, alcune zone del territorio in cui viviamo si trovano a 4 metri sotto il livello del mare”.
“Il costo per la gestione della sicurezza idraulica del territorio diventerà sempre più alto se la strada imboccata sarà quella di procedere con le estrazioni degli idrocarburi al largo della coste del Delta. Una strada sicuramente NON sostenibile sotto svariati punti di vista.
Molte, infatti, sono le aree oggi salvaguardate dall'acqua che sarebbero sommerse senza le opere di ingegneria idraulica gestite dai consorzi di bonifica (che necessitano di importanti quantità di energia, con costi di gestione molto elevati). Un altro punto di grande attenzione è da riservare agli argini – prosegue Bonato- A tutti è noto che, dopo l’alluvione del ’51, è stata realizzata un’imponente opera di rinforzo e di rialzo degli argini del fiume Po: un abbassamento del suolo colpirebbe anche questi manufatti, vanificando, nel lungo termine, proprio quegli interventi realizzati in passato per difendere il nostro territorio dalle alluvioni. Se abbiniamo tutto questo alla crescita del livello del mare, provocato dai cambiamenti climatici, alimentati proprio dalla produzione di C02, viene da chiedersi anche quali saranno i costi che si dovranno sostenere per proteggere l’agricoltura dalla risalita del cuneo salino.
Risulta dunque evidente come una ripresa dell’attività d’estrazione dei gas, per territori fragili e vulnerabili come il nostro, determini un danno sia ambientale che economico con costi ben più elevati rispetto ai benefici attesi. Il territorio cambierebbe in maniera irreversibile e questo è un fattore che entra totalmente in contrasto con il concetto di sostenibilità”.
“Di certo, la strada della sostenibilità da seguire con decisione e coraggio è quella della produzione d’energia pulita attraverso le fonti rinnovabili, favorendo lo sviluppo di comunità energetiche che puntino all’autoproduzione e all’indipendenza energetica.
Mi aspetto che la politica tutta sappia far squadra per tutelare e difendere il Polesine, territorio tanto bello quanto fragile e vulnerabile"-conclude Bonato-
Nessun commento:
Posta un commento