E’ stata un’ottima relazione quella esposta, lunedì pomeriggio in sala consiliare, dal professore Carlo Folchini, in occasione di uno degli incontri sulla divina commedia trasmessa anche sul canale Youtube del Comune di Adria.
In apertura della riunione il sindaco, Omar Barbierato, affiancato dalla consigliera Oriana Trombin, ha espresso la sua soddisfazione per il proseguo degli incontri sull’opera del sommo poeta, progettati dal prof. Livio Crepaldi, mentre il referente della Biblioteca comunale, Antonio Giolo, ha accennato alle molteplici attività del prof. Carlo Folchini, collaboratore assiduo delle iniziative culturali messe in atto da Don Pierantonio Castello, e direttore di un coro di canto gregoriano.
Il prof. Folchini ha descritto ampiamente il contenuto dei canti X, XI e XII del Paradiso, delineando le due corone di sapienti incontrate da Dante, insieme con Beatrice: una corona guidata da San Tommaso e una da San Bonaventura.
Tra i santi Dante elenca personaggi famosi, come Salomone, Alberto Magno, Severino Boezio, ma anche due esponenti accusati di eresia come Sigieri di Brabante e Gioacchino da Fiore, dimostrando in tal modo una attenzione anche a grandi pensatori non ortodossi.
Ma i protagonisti dei tre canti sono “i due campioni”, San Domenico e San Francesco. Il primo, cultore della sapienza perché con la sua predicazione ha combattuto gli eretici, il secondo, magnificamente presentato da San Tommaso, interprete di Dio come amore, perché con la sua vita ha incarnato l’ideale evangelico.
In modo appassionato Folchini ha tratteggiato la figura del santo di Assisi mettendo in luce la sua radicalità evangelica. Una radicalità “tradita” dalla immagine di San Francesco che è stata tramandata nei secoli. E’ vero che Dante vede in San Francesco il suo modello di santo, che definisce come un “sole” sorto dall’Oriente, perché ha riportato il Cristianesimo alle sue origini, al Vangelo, ma è condizionato dall’immagine raccontata da San Bonaventura.
Costui, diventato ministro generale dell’Ordine nel 1257, intendendo combattere le tendenze spiritualistiche che aveva assunto il francescanesimo, ha azzerato tutte le biografie precedenti e ha offerto un’immagine di san Francesco privata degli aspetti di novità che l’avevano caratterizzata.
Aspetti che, secondo il relatore, sono stati ricostruiti e delineati, invece, in modo convincente dalla scrittrice Chiara Frugoni, poiché San Francesco non intendeva fondare un nuovo ordine religioso e non era interessato a una regola, se non a quella basata sui “consigli evangelici” sul “Vangelo sine glossa”, un Vangelo preso alla lettera e soprattutto vissuto. Neppure voleva che i suoi seguaci vivessero in case di muratura e di elemosina, ma in capanne e del proprio lavoro. E soprattutto si è posto contro le guerre che si combattevano fra comuni e nelle Crociate.
Il tratto più significativo della vita di Francesco non sono le stimmate, che lo rendono un santo da ammirare ma difficile imitare, ma il bacio al lebbroso; egli del resto non insegnava ad aiutare i poveri ma a farsi poveri, a vivere come i poveri, con i lebbrosi, senza accumulare niente. La lettura del canto decimo da parte del dott. Mauro Colombo ha permesso di apprezzare tutta la espressività dei versi danteschi.
Aspetti che, secondo il relatore, sono stati ricostruiti e delineati, invece, in modo convincente dalla scrittrice Chiara Frugoni, poiché San Francesco non intendeva fondare un nuovo ordine religioso e non era interessato a una regola, se non a quella basata sui “consigli evangelici” sul “Vangelo sine glossa”, un Vangelo preso alla lettera e soprattutto vissuto. Neppure voleva che i suoi seguaci vivessero in case di muratura e di elemosina, ma in capanne e del proprio lavoro. E soprattutto si è posto contro le guerre che si combattevano fra comuni e nelle Crociate.
Il tratto più significativo della vita di Francesco non sono le stimmate, che lo rendono un santo da ammirare ma difficile imitare, ma il bacio al lebbroso; egli del resto non insegnava ad aiutare i poveri ma a farsi poveri, a vivere come i poveri, con i lebbrosi, senza accumulare niente. La lettura del canto decimo da parte del dott. Mauro Colombo ha permesso di apprezzare tutta la espressività dei versi danteschi.
Il prof. Folchini ha concluso il suo intervento accennando alla situazione attuale della Chiesa, che, secondo lui, vede nella vita dell’attuale pontefice una solitudine paragonabile a quella vissuta dal santo di Assisi, perché, sebbene papa Francesco sia apprezzato dai fedeli, non trova adeguato sostegno e collaborazione da parte delle gerarchie ecclesiastiche.
Il prossimo appuntamento è previsto lunedì 4 aprile, sempre alle ore 17.30 in sala consiliare, per l’”incontro di Dante con Cacciaguida”, che sarà relazionato dal professore Giuseppe Pastega e letto da Mauro Colombo.
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