Azzalin (PD): “Ci sono alternative al Sic marino, per tutelare l’ambiente e salvaguardare il settore della pesca.
La Regione parli con il Governo, anziché dare colpa all’Europa”
“L’assessore Corazzari si sveglia adesso, dopo tre mesi fa abbiamo sollevato la questione del Sic (Sito d’interesse comunitario) marino in Alto Adriatico. Dimentica che al Governo ci sono loro, quindi il ministero della Pesca e quello dell’Ambiente aprano al più presto una trattativa con l’Unione Europea su come tutelare al meglio la flora e la fauna marina nell’Alto Adriatico”. Graziano Azzalin, consigliere del Partito Democratico, risponde all’assessore Corazzari che ieri è intervenuto sull’ipotesi di istituzione dell’area marina protetta lungo le coste di Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna ribadendo la contrarietà della Giunta dopo l’allarme lanciato dagli addetti del settore ittico.
“A breve ci sono le elezioni, quindi cosa c’è di meglio di dare la colpa all’Europa? In realtà da Bruxelles non impongono di creare un Sic né di farlo in quella zona. La richiesta è tutelare in modo migliore rispetto a ora tartarughe e delfini. E ciò va fatto tenendo conto però dell’importanza del comparto della pesca, che dà lavoro a migliaia di persone in Veneto, 8.000 addetti nel distretto del Polesine e Chioggia. Per questo servono alternative al Sic: penso per esempio a un accordo transfrontaliero tra l’Italia e i Paesi della sponda orientale dell’Adriatico che, rifacendosi alle varie convenzioni internazionali sul mare e ai regolamenti comunitari sulla pesca, punti innanzitutto a dotare le nostre barche di strumenti idonei ad evitare le catture accidentali”.
Tuttavia, aggiunge il consigliere dem polesano, non c’è soltanto la pesca: “Tartarughe e delfini spesso muoiono a causa dell’ingerimento della plastica, si potrebbe investire sulla pulizia del mare dando lavoro all’equipaggio dei pescherecci nei periodi di fermo biologico. La Toscana ha lanciato un progetto sperimentale ‘Arcipelago pulito’ che in sei mesi ha permesso di riportare a terra quasi una tonnellata di plastica rimasta impigliata nelle reti al largo. Inoltre bisognerebbe garantire che altre attività come i trasporti marittimi, le piattaforme degli idrocarburi, i rigassificatori vengano disciplinati in modo compatibile. Le ipotesi su cui lavorare non mancano, si presentino proposte al Governo su cui discutere con l’Unione Europea. Si chiama politica e si fa attraverso atti concreti, non salendo in Marmolada con la bandiera della Serenissima, convinti che qualcuno ci voglia fregare”.
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