E’ allarme carenza idrica. A spiegarne le cause il direttore dei consorzi Delta Po e Adige Po, Giancarlo Mantovani<< Sono principalmente quattro i motivi per i quali siamo in carenza idrica. Il primo riguarda la mancanza di piogge, soprattutto nel territorio a monte. E questo comporta un mancato apporto di acqua e quindi una diminuzione della portata nei fiumi. Il secondo problema è legato al cuneo salino, ovvero la risalita dell’acqua di mare nelle parti terminali dei fiumi in seguito alla portata d’acqua molto bassa dei fiumi dovuta all’abbassamento del nostro territorio in seguito al fenomeno della subsidenza. Questo significa che l’abbassamento del territorio ha comportato anche l’abbassamento del letto dei due fiumi, aumentando di conseguenza le possibilità di risalita dell’acqua salata del mare. Un altro problema, il fatto che i territori a monte si servono di tutta l’acqua che necessita per irrigare, poi, quello che avanza arriva a valle. Altro problema il fatto che di lunedì e martedì non abbiamo acqua in Adige perché le centrali idroelettriche non producono energia elettrica nei giorni di sabato e domenica. Questo significa che non producendo energia elettrica non rilasciano acqua a valle. Un fenomeno legato alla gestione dell’uomo degli invasi montani dei laghi e dei bacini>>.
Le soluzioni. Per risolvere il problema della risalita dell’acqua
salata ci sono due soluzioni.<< La prima -spiega l’ingegner Mantovani- la
costruzione di barriere mobili alla foce dell’Adige e alla foce del Po di Pila,
in maniera tale che le barriere impediscano la risalita del cuneo salino. Due
progetti onerosi che andrebbero a beneficio non solo del Delta ma di tutto il
bacino idrografico del Po che si estende per 7milioni di ettari, ovvero quanto
le regioni del Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna che prelevano acqua irrigua
dal Po. Mentre per il bacino del fiume Adige, stiamo parlando delle province
autonome di Trento e Bolzano e la regione del Veneto.
La seconda soluzione meno
invasiva , senza strutture tecniche dentro ai fiumi, consiste in un accordo
politico/diplomatico tra le varie regioni in modo tale che nei momenti di
crisi, le regioni di monte, man mano che la portata del fiume scende, chiudono un
po’ i rubinetti, lasciando che l’acqua scenda verso valle>>.Una soluzione
che porterebbe a risultati analoghi rispetto alla realizzazione delle barriere
antisale che invece costerebbero 16milioni di euro per quella progettata sulla
foce dell’Adige, tra Rosolina e Sant’Anna di Chioggia, e 30milioni di euro per
la barriera antisale prevista sul Po di Pila, tra Pila e Polesine Camerini.
“La politica deve
prendere una decisione, o si fanno le barriere antisale e si trovano i
finanziamenti per la costruzione delle due barriere antisale, o si trova l’
accordo diplomatico politico con le altre tre regioni. Una soluzione meno
impattante e a lungo termine quest’ultima, che deve fare i conti con il fatto
che a volte gli accordi politici/diplomatici possono essere disattesi. La cosa
da non fare è quella di non decidere e lasciare le cose così come stanno, perché
ci ritroveremo nel periodo estivo ad affrontare una situazione devastante per l’uso
idropotabile, per l’ambiente e per l’agricoltura”.
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