ADRIA (RO) - Era il 22 settembre 2014 quando accadde il tragico incidente che costò la vita a quattro lavoratori della Co.im.po srl di Ca' Emo per gli effetti della nube tossica provocata dalla reazione chimica durante lo sversamento di acido solforico avvenuto durante le operazioni di trattamento di fanghi da bonifica. Da allora sono trascorsi quasi tre anni e oltre alla tragicità per la perdita di quattro cittadini, poco o niente è cambiato: non sono stati svuotati i silos e non è stata bonificata l’area.
«E’ davvero sconcertante leggere dai documenti della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo rifiuti, con quali modalità si è mossa la provincia dopo il tragico evento del 22 settembre 2014 alla Coimpo - afferma la consigliera regionale pentastellata Patrizia Bartelle - ovvero, senza nessuna azione di tutela per la gente del territorio».
Un’affermazione che sintetizza la relazione della commissione parlamentare citata, alla quale relazionò l’assessore all’ambiente adriese Giorgia Furlanetto.
«Dalla lettura del documento si evincono particolari e gravi responsabilità in capo all’amministrazione provinciale di Rovigo -prosegue la consigliera regionale pentastellata Patrizia Bartelle - risulta infatti che la provincia era a conoscenza del fatto che la ditta esercitava in mancanza di autorizzazioni ma, nonostante ciò, non si è mai attivata per sospendere le autorizzazioni in mano alla Coimpo».
Non solo, incalza la Bartelle «nei documenti si può leggere con quanta leggerezza l’ente provinciale non si sia mai preoccupato di verificare la sussistenza delle polizze fideiussorie: colpevole leggerezza o voluta?».
Per quanto riguarda il tavolo tecnico che il sindaco vuole convocare con lo scopo di trovare una soluzione per realizzare la bonifica dell’area, le consigliere pentastellate Bartelle (Regione) e Elena Suman (Adria) sono dell’opinione che al tavolo in questione non debbano essere presenti i vertici della Coimpo.
«Convocare un tavolo di concertazione tra i rappresentanti della regione, provincia, comune e comitato ha senso per la risoluzione di un problema che riguarda l’intera collettività -affermano le due pentastellate - ma invitare i vertici dell’azienda Coimpo per risolvere il pregresso riguardante la copertura assicurativa non avrebbe senso visto e considerato come hanno agito gli imprenditori e quanto emerge dalla relazione della commissione parlamentare».
«Dalla relazione esposta dall’assessore Furlanetto alla commissione parlamentare emerge infatti che la società con cui la Coimpo e la Agribiofert avevano sottoscritto le polizze nell’ottobre del 2013, è risultata fallita successivamente all’emanazione delle autorizzazioni alle due ditte».
«Gli imprenditori della Coimpo devono rispondere delle loro azioni davanti al tribunale - precisano le pentastellate - mentre spetta a chi ha a cuore il bene della collettività trovare una soluzione concreta per la bonifica dell’area che costerà 4,5 milioni di euro».
«Una situazione davvero preoccupante se tale spesa dovesse ricadere sul bilancio comunale» ha evidenziato la consigliera comunale Elena Suman.
Nel concludere, la consigliera Bartelle evidenzia «Nella risoluzione al governo in commissione ambiente numero 7-00925, il parlamentare M5S Alberto Zolezzi (membro commissione inchiesta) ha chiesto che i gessi di defecazione siano perlomeno tracciati. Questo consentirebbe che impianti come la Coimpo lavorino in condizioni più adeguate e non siano una scorciatoia per trattare rifiuti complessi. I vari incidenti e illeciti in corso di indagine sono avvenuti perché alla Coimpo - prosegue Zolezzi - si poteva fare la magia di far passare da rifiuti a prodotti ogni genere di schifezza senza alcun reale processo di miglioramento. Vediamo se il Pd approverà questa parte della risoluzione, se non lo farà vuol dire che vuole far continuare a lavorare a caso lo stabilimento».
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