"Un 'iniziativa che aveva lo scopo di far riflettere i ragazzi sulle conseguenze delle proprie azioni, in un momento in cui si tende a banalizzare le azioni, a derupricarle,e a non contestualizzarle nella loro drammaticità-spiega la docente referente di sede Daniela Boscolo-".Per fare questo sono stati organizzati tre incontri e una visita al carcere Due Palazzi di Padova.
Nel primo incontro ad affrontare le problematiche della legalità e del cyberbullismo da diversi punti di vista quattro relatori d'eccezione: il giudice e magistrato del tribunale di Ferrara, Carlo Negri, il comandante dei carabinieri di Rovigo Umberto Carpin, l'avvocato Giuseppe Tessarin e la psicologa Silvia Tessarin. "Si è trattata di un'opportunità per i ragazzi di riflettere sulle proprie azioni-spiega la docente "
Nel secondo incontro hanno relazionato il magistrato dell'ufficio di sorveglianza di Padova,Linda Rata e il presidente della cooperativa Giotto, Nicola Boscoletto che cura i servizi di riabilitazione all'interno del carcere Due Palazzi di Padova.
"Un incontro, nel corso del quale i ragazzi hanno potuto capire ciò che accade dopo la condanna di una persona, apprendendo che i carcerati non sono abbandonati, perché c'è chi pensa per loro e che provvede e lavora per dare loro una seconda possibilità." Una cosa che è stata trattata durante l'incontro e che pochi conoscono riguarda le statistiche riportate dai due relatori, dalle quali emerge che se i carcerati sono seguiti e istruiti dal punto di vista lavorativo, quando escono riescono ad integrarsi bene nel tessuto sociale senza ricadere nella maggior parte dei casi a commettere altri reati.
Il ciclo di incontri si è concluso con la visita al carcere di Padova, reso possibile sempre dall'Associazione Nazionale Carabinieri di Porto Viro, dalla cooperativa Giotto e dall'associazione di volontariato amici della Giotto. Un'occasione in cui i ragazzi delle classi quinte con i loro docenti, sono stati accolti dal responsabile della cooperativa Giotto, Nicola Boscoletto e guidati attraverso un percorso dove i carcerati nella veste di lavoratori, erano presi nei diversi compiti a loro assegnati .
"Nessuno avrebbe mai pensato che il Cup dell'ospedale di Padova
venisse gestito da loro-racconta la Boscolo- ne tanto meno che alcuni pezzi della Lamborghini fossero curati da loro ,oppure che i tacchi delle più prestigiose marche calzaturiere dell'alta moda fossero rifiniti proprio dai carcerati. Tanti però, conoscono i prodotti della pasticceria Giotto che sono molto buoni.
Nell'occasione oltre a vedere all'opera i carcerati come pasticceri, abbiamo avuto la possibilità di assaggiare le loro prelibatezze. Un'esperienza per la quale i ragazzi sono stati contenti perché ha permesso loro di venire a conoscenza di cose di cui non sospettavano l'esistenza.
Il fatto stesso di aver avuto l'occasione di poter parlare con alcuni carcerati che hanno parlato con naturalezza delle loro esperienze e hanno fatto capire come questa opera di riconversione abbia avuto esiti importanti per la loro autostima e quindi per la dignità di una persona è stato significativo"
"E' chiaro che ai ragazzi non è sfuggito il fatto che quelle persone sono dentro al carcere. E quindi si ritorna al punto di partenza dal quale siamo partiti e cioè nel fare attenzione alle proprie azioni ,perché ad ogni azione che si compie ha una sua conseguenza-ha concluso la docente Daniela Boscolo-."
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