“ABBIAMO PREPARATO UN DISEGNO DI LEGGE DA FAR ADOTTARE ALLA GIUNTA REGIONALE E NEL CONTEMPO INCONTREREMO GLI STAKHOLDER “
TROPPE LE VERTENZE SUI TERRITORI TRA COMITATI E AZIENDE, MA IL RECENTE ARTICOLO INTRODOTTO NEL TESTO UNICO AMBIENTE APRE LA POSSIBILITÀ ALLA REGOLAMENTAZIONE DEL PROBLEMA.
La problematica degli odori e della loro misura è stata affrontata in un seminario svoltosi venerdì scorso all’Auditorium Sant Artemio presso la Provincia di Treviso, nel quale sono state riportate le esperienze di diverse aziende che hanno affrontato e risolto i conflitti con il territorio. Dal convegno, è emerso che da una quindicina d’anni, in Veneto, aziende e Enti di controllo svolgono attività di misura e gestione degli odori, mentre solo di recente, con il Decreto legislativo n.183 del novembre 2017, il legislatore ha introdotto la possibilità per le Regioni di prevedere misure per la prevenzione e la limitazione delle emissioni odorigene dagli stabilimenti: sia imponendo valori limite, che prescrizioni impiantistiche e misure gestionali atte a contenere il disturbo olfattivo.
Nello specifico, quello degli odori molesti, prodotti dagli stabilimenti, impianti di rifiuti e allevamenti, è un annoso problema a cui il legislatore italiano non ha dato finora risposta. Le emissioni odorigene in atmosfera, derivanti dalle attività produttive, stanno diventando un problema sempre più attuale anche in relazione all’aumentata sensibilità della popolazione nel confronto degli odori e alla progressiva estensione delle aree urbanizzate, che in molti casi hanno portato le zone residenziali a ridosso delle aree industriali, generando situazioni conflittuali sul territorio. Il disturbo olfattivo è uno dei fenomeni che possono interferire negativamente con lo stato di benessere dell’organismo umano e può essere causa di indubbio e persistente fastidio per la popolazione, ancorché possa non costituire un pericoloso diretto per la salute.
“Ad oggi, non c’è Provincia del Veneto che non abbia visto la nascita di Comitati di cittadini di denuncia contro i cattivi odori, dagli allevamenti avicoli di Ceggia (VE) a quelli di Lendinara, Villadose (RO), dalla zona industriale di Thiene (VI) a quella di Trebaseleghe (PD), dagli impianti di gestione rifiuti di Este (PD) alle concerie della valle del Chiampo (VI) e a quello polesano di Ca Emo, legato al caso della Coimpo-informa la consigliera penta stellata- In tutti questi casi, l’assenza di limiti normativi vincolanti, ha reso difficile se non impossibile la soluzione dei problemi da parte dell’Ente pubblico”.
Ora, grazie al nuovo decreto legislativo che introduce l’art. 272 bis al Testo Unico Ambientale, è possibile per le Regioni correre ai ripari. Per la verità, già dal 2012 la Regione Lombardia si era dotata di una norma che ha fatto scuola per altri territori come Trentino, Piemonte, Puglia e altri con norme in via di discussione.
“E’ giunto il momento che anche la Regione Veneto si doti di una normativa sugli odori, -dichiara Patrizia Bartelle consigliere regionale per il movimento 5 stelle-per questo abbiamo preparato le “Linee guida per il contenimento delle emissioni provenienti dalle attività a rilevante impatto odorigeno” da far adottare alla Giunta Regionale. Nei prossimi mesi incontreremo le associazioni di categoria, industriali, gestori di depuratori e impianti di rifiuti, associazioni di allevatori e i comitati di cittadini per spiegare la nostra proposta, raccogliere pareri e trovare il consenso tecnico e politico per arrivare ad una rapida approvazione della norma. Siamo certi che un quadro certo di regole, non potrà che giovare alla convivenza civile tra le aziende e cittadini-conclude la consigliera regionale Bartelle-“
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