INTESA SANPAOLO INCONTRA A CA VENDRAMIN(ARIANO/TAGLIO DI PO) GLI AGRICOLTORI DEL
SETTORE DELLA RISICOLTURA E DELLA CEREALICOLTURA
L’Italia è il primo paese europeo per valore della produzione e
dell’export di riso.
Nel 2017 l’Italia ha esportato riso per un totale di 556 milioni
di euro, il 4% in più rispetto al 2016. Una dinamica positiva proseguita anche
nei primi due mesi del 2018, con un export in crescita del 10,8% tendenziale.
Buoni i risultati verso l’Unione Europea, la Turchia e il Medio Oriente.
L’Italia è settima al mondo per l’export di riso e terza per
l’export di riso nella fascia di prezzo più elevata, posizioni conservate
nonostante i passi avanti dei grandi competitor asiatici.
Per il comparto della cerealicoltura l’Italia assume posizione
prevalente di paese importatore con 2,5 miliardi di euro di frumento e
granturco importati nel 2017, in crescita dell’1,2 % sull’anno precedente. Le
esportazioni, sebbene limitate a 200 milioni di euro, sono cresciute nel 2017
del 12%, grazie alle buone performance a livello internazionale del frumento
italiano.
La provincia di Rovigo ha prodotto nel 2016 5.921 migliaia di
quintali di cereali, posizionandosi come 6° provincia italiana per produzione
cerealicola e prima nel Veneto, nonostante il calo della superficie dedicata ai
cereali.
Nel 2017 Intesa Sanpaolo ha erogato 2 mld al settore
agroalimentare italiano
Padova, 14 giugno 2018 – Si è svolto presso il Museo Regionale della Bonifica di
Taglio di Po l’incontro promosso da Intesa Sanpaolo dal titolo “Il settore cerealicolo
e della risicoltura. Quali opportunità di crescita per il territorio”.
Dopo i saluti di Fabio
Ortolan, vice presidente della Cassa di Risparmio del Veneto, ha aperto i
lavori Fabrizio Alfano, direttore
commerciale imprese Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, che ha
anche presentato le iniziative di Intesa Sanpaolo per l’agroalimentare.
Sono seguiti gli interventi di Anna Maria Moressa della Direzione Studi e ricerche di Intesa
Sanpaolo che ha presentato uno studio sul tema “Risicoltura e cerealicolo in
Italia e a Rovigo. Traiettorie di sviluppo” e di Anna Lante, Department of Agronomy Food Natural Resources Animals
and Environment dell’Università di Padova, con un’analisi sul tema “Il riso una
risorsa ancora da scoprire”.
Secondo l’analisi di Intesa Sanpaolo il settore
agro-alimentare italiano ha un peso del 3,9% sull’economia italiana. Nel 2017,
il settore agro-alimentare italiano ha generato un valore aggiunto superiore ai
60 miliardi di euro (33 per l’agricoltura, silvicoltura e pesca e 27,3 per
l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco) e ha occupato quasi 1,4
milioni di persone (circa 920 mila per agricoltura, silvicoltura e pesca e
circa 465 mila per l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco).
L’Italia ricopre un ruolo importante anche a livello di agro-alimentare
europeo: è infatti terza per valore aggiunto e occupati dopo la Francia e la
Germania, ma detiene il primo posto per qualità e ricchezza della produzione
con 294 certificazioni (DOP, IGP e STG) nel comparto agricolo e alimentare (di
cui 53 formaggi) e 564 certificazioni (DOP e IGP) nei vini e nei liquori.
Con una quota di più del 40% del valore della
produzione di riso europeo, l’Italia si colloca al primo posto in Europa per la
risicoltura, seguita da Spagna e Grecia.
Nel 2017, l’Italia, primo esportatore di riso
europeo e settimo al mondo, ha esportato riso per un totale di 556 milioni di
euro, il 4% in più rispetto al 2016. L’Italia risulta esportatore netto, con un
saldo commerciale positivo e pari a 419 milioni di euro nel 2017. Quasi l’80%
dell’export è diretto all’Unione Europea; tra i mercati extra-UE risultano
rilevanti la Turchia, la Svizzera e gli Stati Uniti. L’export di riso, dopo la
crisi economica, è tornato vicino ai livelli del 2008 (-2,6% in valore a prezzi
correnti tra 2008 e 2017). Il trend di crescita intrapreso nel 2017 appare
inoltre in accelerazione nei primi due mesi del 2018 (+10,8%), con buoni
risultati ancora nell’Unione Europea, in Turchia e in Medio Oriente.
Saldo commerciale in negativo invece per il
commercio internazionale di frumento e granoturco, dove l’Italia importa per il
55% dall’Europa principalmente Francia, Ungheria e Austria, e per il rimanente dai
paesi extra europei, Stati Uniti, Ucraina e Canada. Tra il 2008 e il 2016 le
importazioni sono cresciute del 20%, toccando nel 2017 i 2,5 miliardi di euro a
prezzi correnti, a fronte di un valore delle esportazioni di 200 milioni di
euro, in crescita rispetto all’anno precedente del 12%, un buon segno di
riconoscimento internazionale per il frumento italiano.
La
regione Veneto nel suo complesso produce il 14,4% del totale cerealicolo
nazionale: Rovigo nel 2016 è stata la prima provincia veneta per produzione e
per superficie cerealicola, con 5.921 mila quintali di cereali prodotti e
72.544 ettari. Tra il 2008 e il 2016 si è assistito a una riduzione della
superficie agricola destinata ai cereali, pari al -8% nella provincia di
Rovigo, un dato di gran lunga migliore rispetto al -20% osservato a livello
nazionale. Al contempo, a Rovigo è salita significativamente la resa della
produzione per ettaro, superando la provincia di Padova e guadagnandosi il
primo posto nella classifica produttiva regionale. In particolare prevale la
produzione di Mais (54% del totale provinciale), seguita da frumento tenero
(21%), soia (14%) e frumento duro (11%). Per quest’ultimo si è registrata
un’accelerazione della produzione tra il 2014 e il 2016, in controtendenza
rispetto alle altre coltivazioni sia a livello provinciale che nazionale. Per
il riso che occupa una posizione di nicchia nella provincia di Rovigo di cui
rappresenta circa l’1% del totale della produzione con 47 mila quintali nel
2016, è importante sottolineare che si tratta di una coltivazione di altissima
qualità riconosciuta con una certificazione IGP del Delta del Po, che si
estende anche nella provincia di Ferrara, dove hanno sede anche le principali
industrie di trasformazione.
Le
tendenze in tema di consumo per la filiera cerealicola e del riso, sono di
un’attenzione sempre più forte sulla qualità della materia prima, sulla
differenziazione dei prodotti finali di pasta e da forno con un aumento a
doppia cifra dei consumi di prodotti integrali e biologici, in grado di
garantire anche proprietà salutistiche come, ad esempio, quelle del “gluten
free che si stima interessi non solo i celiaci ma circa 6 milioni di persone.
L’innovazione
della selezione delle sementi, la ricerca genetica di nuovi cereali, le possibilità
offerte dalla ricerca per lo sfruttamento dei sottoprodotti alimentari, le
possibilità di aumentare l’efficienza produttiva e la qualità dei raccolti
grazie all’agricoltura di precisione costituiscono delle sfide importanti per
la crescita del mondo della cerealicoltura e della risicoltura del rodigino, in
grado di attirare le nuove competenze delle nuove generazioni.
Importante
sarà infine riuscire a comunicare al mercato estero ma anche al mercato interno
l’unicità del riso e dei cereali del Delta, attraverso il racconto del
territorio, fatto di tradizione e di innovazione, di oasi naturalistiche uniche
e di possibilità di percorsi gastronomici legati ad altre eccellenze polesane
come quella del distretto ittico.
“Abbiamo avviato sul
territorio una serie di incontri dedicati all’agroalimentare con diversi focus
declinati sulle specificità delle diverse zone produttive del Veneto, perchè
vogliamo agevolare e rafforzare ulteriormente il settore, sostenendone la crescita
e valorizzando il Made in Italy. - ha dichiarato Fabrizio
Alfano, direttore
commerciale imprese Nordest di Intesa Sanpaolo. - Inoltre vogliamo favorire ulteriormente
l’accesso al credito da parte del settore agricolo, mettendo a disposizione
linee di credito con caratteristiche innovative ed un modello di servizio
dedicato. Nel 2017 Intesa Sanpaolo ha erogato al settore agroalimentare
italiano 2 miliardi di finanziamenti a medio e lungo termine, mettendo a
disposizione la propria rete di circa 530 filiali “verdi” e 56 specialisti
dedicati. Inoltre, grazie all’accordo firmato con il MIPAAF, abbiamo messo a
disposizione degli imprenditori dell’agribusiness un plafond di 8 miliardi fino
al 2019.”
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